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mercoledì 29 agosto 2012

IL FILO DEL RAGNO

Un giorno Budda passeggiava da solo lentamente intorno al laghetto dei loti in paradiso. I fiori dei loti che si trovavano sulla superficie dell'acqua erano bianchi, simili alle perle, e i loro pistilli color oro spandevano in continuazione un profumo delizioso.
Era di mattino.
Ad un tratto Budda si fermò sulla riva del laghetto e diede un'occhiata al fondo tra le foglie di loto che si stendevano sull'acqua. Dal momento che l'inferno si trovava sotto questo laghetto, attraverso l'acqua limpida come un'ametista si vedevano il fiume Sanzu e il monte degli aghi, chiari come attraverso un binocolo.
Budda osservò un uomo, Kandada, che si muoveva insieme con gli altri dannati nel fondo dell'inferno. Quest'uomo era stato un bandito che aveva commesso vari reati, assassini, incendi dolosi ecc. Solo una volta egli aveva fatto un'opera caritatevole. Un giorno mentre egli passava in mezzo a un bosco fitto vide un piccolo ragno che camminava carponi lungo un sentiero. Egli immediatamente alzò il piede e stava per ucciderlo: Ma pensò: «No, no, anche se piccolo ha la sua vita. E’ troppo crudele ucciderlo senza ragione» e lo lasciò ad andare senza fargli male.
Guardando l’inferno Budda si ricordò che Kandada aveva salvato una volta un ragno. Perciò per il bene che egli aveva fatto, in cambio Budda volle aiutarlo e dargli la possibilità di uscire dall'inferno. Fortunatamente vicino a Budda su una foglia di loto color giada un ragno filava la sua bella ragnatela color argento.
Budda allora prese in mano un filo del ragno delicatamente e lo fece cadere tra i fiori bianchi simili alle perle diritto fino in fondo all'inferno.
Qui dentro il laghetto di sangue, nel fondo dell'inferno, Kandada galleggiava insieme con altri dannati. Dappertutto c'era buio e poiché non si poteva vedere altro di tanto in tanto che gli aghi del monte, non c'era nessun posto più sperduto di questo. Inoltre c'era un silenzio di tomba e non si sentiva altro che i sospiri dei dannati. Sfiniti dalle varie penitenze essi non avevano più la forza di piangere perciò anche il bandito Kandada si limitava ad agitarsi come una rana in punto di morte, soffocato dal sangue del laghetto.
Ma un giorno quando Kandada alzò la testa e guardò per caso il cielo sopra il laghetto, vide il filo di ragno luccicante, color argento, scendere verso di lui dall'alto silenziosamente come se non volesse essere notato da nessuno. Appena lo vide egli provò una grande gioia.
«Aggrappato al filo di ragno, salendo e salendo potrei senz'altro uscire dall'inferno. Poi se fossi abbastanza fortunato potrei arrivare in paradiso. E non dovrò più arrampicarmi sul monte degli aghi né galleggiare nel laghetto di sangue ». Così pensò Kandada e subito afferrò saldamente il filo con le due mani e inizio ad arrampicarsi energicamente una bracciata dopo l'altra. Poiché era stato un bandito, era abituato a questa impresa. Ma tra l’inferno e il paradiso ci sono alcune decine di migliaia di chilometri, perciò anche cercando di arrampicarsi velocemente non sarebbe potuto arrivare in alto tanto presto. Poco dopo egli finì di consumare tutta la sua energia e non potè più andare avanti nemmeno un tratto. Non gli rimase altro che fermarsi e, appeso al filo, guardo giù lontano.
Grazie alla sua fatica il laghetto di sangue dove fino a poco tempo prima egli si trovava non si vedeva più, scomparso nel buio del fondo. Anche il monte degli aghi, debolmente luccicante, si trovava lontano sotto i suoi piedi.
«Arrampicandomi con questo ritmo forse ci vorrà molto meno di quanto avevo pensato per uscire dall'inferno » pensò Kandada sempre aggrappandosi al filo di ragno con le due mani, e rise dicendo « Bene,bene» con un tono di voce che non si sentiva da quando egli era arrivato all’inferno. Ma ad un tratto -egli si accorse che anche altri innumerevoli dannati, lo seguivano arrampicandosi dal fondo, simili alla fila indiana delle formiche. Quando egli li vide, per un attimo tenne la bocca spalancata come uno stupido muovendo solo gli occhi dalla sorpresa e dallo spavento. « Questo filo così sottile che resiste appena al mio peso, non e possibile che regga tutta questa gente. Se per caso il filo dovesse strapparsi, io stesso, arrivato fino qui dopo questa immane fatica, dovrei precipitare diritto nell'inferno di prima. Non posso accettare una cosa simile ». Mentre egli così pensava i dannati a centinaia e a migliaia, usciti dal laghetto di sangue tutto buio, si arrampicavano freneticamente in fila indiana sul filo di ragno sottile e luccicante. Temendo che se non avesse fatto subito qualcosa, il filo si sarebbe spezzato in due, Kandada con voce alta grido: « Ehi, dannati, il filo di ragno e il mio. Chi vi ha dato il permesso? Scendete, scendete».
Proprio in quel momento il filo che aveva resistito fino allora al suo peso si spezzo d'un colpo net punto dove era attaccato Kandada. In un attimo egli precipitò nel fondo buio rotolando simile a una trottola. 
Il filo sottile e luccicante del ragno del paradiso rimase solo in mezzo al cielo senza luna ne stelle, spezzato.
Budda sulla riva del laghetto dei loti guardava tutto quello che succedeva al di sotto del fondo, ma quando Kandada scomparve nel laghetto di sangue come una pietra, riprese il suo cammino con la faccia malinconica. Agli occhi di Budda sembro ignobile l'anima senza pietà di Kandada, che voleva uscire dall'inferno da solo e per castigo dovette tornare all'inferno.
Ma i loti del laghetto del paradiso erano ignari di tutto questo. I bianchi fiori simili a perle ondulavano i loro calici ai piedi di Budda e i loro pistilli color oro spandevano in continuazione un profumo delizioso. Anche in paradiso si avvicinava il mezzogiorno.
(Akutagawa - maggio 1918)

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